Per l’ennesima volta Roger Federer è il tennista più pagato del mondo. Negli ultimi 12 mesi lo svizzero ha incassato ben 93.4 milioni di dollari, di cui 86 dagli sponsor e 7.4 dai montepremi dei tornei.
Di recente l’atleta è diventato anche testimonial Barilla e da qualche anno il suo sponsor tecnico è Uniqlo, azienda di abbigliamento con cui ha un contratto da 30 milioni.
E se non tutti possono avvalersi di un testimonial del calibro di Roger Federer, esistono diversi strumenti per poter ottenere grandi risultati per il proprio business: uno di questi è il neuromarketing e per spiegarlo introduciamo uno dei suoi principali pionieri Martin Lindstrom.
Esperto di marketing tra i più apprezzati al mondo, CEO e presidente della Lindstrom Company nonché consulente di molte delle aziende più grandi degli Stati Uniti, tra le quali Mc Donald’s Company, Nestlé, PepsiCo, Nokia, American Express e Unilever, Martin Lindstrom ha scritto un libro proprio dal titolo Neuromarketing dove spiega i segreti della scienza applicata al marketing.
Il lavoro di chi opera nel campo del neuromarketing dovrebbe essere, secondo Lindstrom, scoprire cosa avviene nel cervello delle persone davanti ad un brand.
Lo statunitense si rifà alla ricerca del dottor Montague, direttore dello Human Neuroimaging Lab del Baylor College of Medicine a Houston. Nel 2003, il dottor Montague studiò il caso della ‘Pepsi Challenge’ per cercare di capire come mai, nonostante la Pepsi aveva ‘rubato’ una buona fetta di mercato alla Coca Cola, quest’ultima fosse riuscita a riottenere il primato dopo poco tempo. Nel suo esperimento Montague usò l’fMRI. In primo luogo egli chiese ai volontari quale delle due bevande preferissero o se non avessero preferenze. In questo caso la Pepsi era in vantaggio, e anche l’fMRI corrispondeva alle dichiarazioni delle persone.
Ma quando si fecero assaggiare le due bevande dicendo ai volontari quale fosse l’una e quale fosse l’altra prima che le bevessero, le persone dissero di preferire la Coca Cola.
Dal punto di vista dell’analisi attraverso l’fMRI, venne riscontrato un flusso di sangue verso la corteccia prefrontale mediana, un’area del cervello in cui si sviluppano, tra gli altri, il ragionamento e il pensiero superiore. Lo studio del dottor Montague dimostrò quindi un collegamento scientifico tra il branding e il cervello. Ciò, spiega Lindstrom, sorprese la comunità scientifica e suscitò anche l’interesse dei pubblicitari. Basandosi sul risultato dello studio del dottor Montague, l’autore suggerisce di seguire questo criterio nello sviluppo di un brand e di una campagna di marketing.
La materia è sicuramente interessante e degna di approfondimento: per avere più dettagli il consiglio è di leggere ‘Neuromarketing’.
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