Se voglio diventare imprenditore, mi conviene laurearmi?
Secondo i dati del Rapporto di Almalaurea dal titolo “Laurea e imprenditorialità”, sembrerebbe proprio di sì, grazie a quel 7% che fa la differenza sia fuori dall’università che nel mondo del lavoro.
Stiamo parlando del 7% dei laureati negli atenei italiani nell’arco 2004-2018 che hanno fondato un’impresa. Sono “soltanto” 205.137 i laureati-imprenditori ma, a differenza delle altre imprese, le loro aziende sono più floride, hanno un tasso di crescita superiore e riescono a prosperare anche nelle zone economicamente meno favorevoli del nostro Paese.
La ripartizione territoriale, infatti, vede il 45% delle imprese fondate dai laureati al Nord, il 21% al Centro ed il 34% nel Sud Italia, con il 40,1% di aziende fondate da uomini ed il 59,9% fondate da donne.
Un altro dato interessante riguarda i settori economici di riferimento, con il 79% delle imprese operanti nel settore dei servizi, l’11,6% nel settore agricolo (che cresce più con i laureati-imprenditori rispetto alla media nazionale) ed il restante 9,4% nel settore industriale. Entrando maggiormente nello specifico del settore dei servizi, si registra il 29,1% nel ramo del commercio; il 9,8% nelle attività professionali e scientifiche; l’8,9% nelle attività finanziarie ed assicurative; il 7,5% nelle attività di servizi di alloggio e di ristorazione; il 6,9% in servizi di informazione e comunicazione.
Un primo Rapporto che apre ad una maggiore diffusione dell’imprenditorialità, come commentato da Ivano Dionigi, attuale presidente di AlmaLaurea, secondo cui « la cultura imprenditoriale va incentivata attraverso efficaci attività di orientamento e di promozione di competenze che ne facilitino la diffusione ».
Il consiglio di lettura, per chi vuole partire da imprenditore col piede giusto, è Il libro nero dell’imprenditore di Fernando Trias de Bes, col suo approccio rivoluzionario ai cosiddetti “fattori critici di fallimento”.
HR Account Manager & Business Coach
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