“Era meglio morire che vivere un giorno così. Mi dimetto, ma non per colpa mia”. A dichiararlo è stato Francesco Totti che, a due anni di distanza dall’addio al calcio giocato, abbandona anche la sua esperienza dirigenziale dicendo definitivamente addio all’A.S. Roma.

Le parole dell’ex capitano giallorosso, oltre ad aver avuto un’esplosiva risonanza mediatica, sono da analizzare a fondo.  Il caso Totti è una ‘case history’ su come le decisioni importanti possano incidere sulla nostra vita.

Avrei preferito morire piuttosto che prendere quella decisione” una frase scioccante dettata nello specifico dall’emotività.

Prendiamo ad esempio l’ex campione del mondo per parlare del concetto di intelligenza emotiva. In molti associano il concetto di intelligenza allo studio: « quel ragazzo va bene a scuola o all’università perché studia, quindi è intelligente ». Non è proprio così o almeno ci sono degli aspetti molto più profondi da dover analizzare, come ha provato a spiegare lo psicologo e scrittore statunitense Daniel Goleman, che nel suo bestseller ‘Intelligenza Emotiva’ ha voluto dare una lettura differente del concetto di intelligenza.

Prima di tutto, per capirne il significato dobbiamo sapere una cosa molto importante: il nostro cervello è diviso in due aree. Da una parte abbiamo la corteccia prefrontale, dall’altra l’amigdala. La prima ci porta a prendere le decisioni razionali, la seconda, invece, è il centro emotivo che ci consente di fare delle scelte inevitabilmente irrazionali, che ci portano ad agire senza essere riusciti a riflettere.

L’intelligenza emotiva è ciò che consente a queste due parti di cervello di dialogare, prendendo così delle decisioni corrette, riuscendo ad essere così maggiormente performanti. C’è quindi un’intelligenza emotiva nel momento in cui non siamo soltanto capaci di trovare soluzioni a problemi, ma anche nel momento in cui c’è razionalità ed empatia.

Successo e fallimento, dunque, non sono soltanto dettati dalla buona riuscita di un progetto o dallo sviluppo di un’idea brillante, ma anche dalla gestione delle emozioni.

Per sviluppare intelligenza emotiva la persona deve avere consapevolezza sociale ed il giusto grado di empatia, sapersi quindi relazionare con gli altri. Saper elaborare e gestire le relazioni che si hanno con terzi. Bisogna far emergere non solo spiccate doti didattiche, ma dimostrare di essere smart e brillanti in più aree.

L’Intelligenza emotiva può essere suddivisa in quattro fattori:

  • Self Awareness
  • Self Management
  • Social Awareness
  • Relationship Management

Oggi nel mondo del lavoro l’intelligenza emotiva riveste sempre maggiore importanza, come è stabilito dai dati del Workplace Trend 2018, che ha carpito come il 34% dei selezionatori ricerca questa qualità nelle persone, mentre le aziende stanno sviluppando aree di competenza volte a stimolare l’intelligenza emotiva.