La notizia della morte di Kobe Bryant ha già fatto più volte il giro del mondo ed ha toccato il cuore di milioni di persone.

Bryant non è stato soltanto un campione indiscusso del basket, ma è diventato una leggenda oltre lo sport per il suo stile, per la sua personalità e per la sua maniacale etica lavorativa.

E, soprattutto, per quell’atteggiamento mentale – conosciuto dai fan come Mamba Mentality che gli ha conferito un’aura di invincibilità che, unita al suo cuore italiano (ha vissuto in Italia dai 6 ai 14 anni), ce l’ha fatto sentire ancora più vicino dal punto di vista umano.

Ecco perché ci uniamo al coro di tutti quelli che lo hanno ricordato in questi giorni, celebrando alcuni aneddoti che ne fanno una vera leggenda oltre sport e testimoniano l’atteggiamento mentale invincibile di chi ha vinto ancora prima di scendere in campo.

Nel 1989, Bryant aveva solo 11 anni e si allenava a Reggio Emilia. Durante un allenamento si procura un lieve infortunio al ginocchio. Niente che possa far davvero impensierire, ma il piccolo Kobe comincia a piangere a dirotto negli spogliatoi. La squadra ed il capitano gli vanno vicino per calmarlo minimizzando l’accaduto, ma lui sembra non apprezzare e li manda a quel paese dicendo che questo infortunio potrebbe impedirgli di arrivare in NBA. Tutti scoppiano a ridere davanti alla sua apparentemente strampalata affermazione, ma mai come in questo caso ride bene chi ride ultimo: nel 1996, Bryant fa il suo esordio in NBA con i Los Angeles Lakers.

Shaquille ‘O Neal ha raccontato che una volta trovò Bryant in palestra. Nulla di strano, ma era appena arrivato zuppo di sudore, come se avesse giocato una partita intera. Un particolare, però, non tornava: in tutto il palazzetto non c’era neanche un pallone da basket. Venne fuori che Kobe aveva passato tutto il tempo, da solo, ad allenare diversi movimenti senza palla. O’ Neal gli chiede « Sei impazzito? », Bryant risponde « Non capisco come mai nessuno lo faccia! ».

Last, but not least, la frase simbolo dello spot Adidas che ce lo farà ricordare per sempre: « Se non credi in te stesso, chi ci crederà? ». Grazie di tutto, Kobe.